Lo spirito del ’63. La prima Assemblea avventista mondiale
22 Giugno 2015

immagine1863-2015David Trim/Maol – Gli avventisti del settimo giorno guardano da tempo ai pionieri per trarre ispirazione. All’inizio di luglio si terrà la Sessantesima Assemblea mondiale della Chiesa e, mentre ci prepariamo per questo evento organizzato a San Antonio, in Texas (Stati Uniti), possiamo imparare qualche lezione e ricevere ispirazione dalla prima Assemblea fondatrice di 152 anni fa, quando i leader avventisti del settimo giorno si incontrarono a Battle Creek, in Michigan, nel maggio del 1863.

L’espressione “i leader avventisti del settimo giorno si incontrarono” suona molto semplice. In realtà, 32 mesi prima non sarebbe stata pronunciabile, poiché fu solo nel meeting del 1° ottobre 1860, tenutosi sempre a Battle Creek, che il gruppo di credenti concordò “di chiamarci avventisti del settimo giorno”. Prima di allora, l’espressione “avventista del settimo giorno” era stata usata, spesso dagli oppositori, in maniera offensiva, per designare i pochi membri dell’ancora disorganizzato movimento emerso dalla grande delusione del 1844, i quali credevano nel settimo giorno, il sabato, nell’immortalità condizionale e nel ministero sacerdotale di Gesù Cristo nel santuario celeste.

In quell’incontro del 1860, ci vollero quattro giorni di dibattiti per raggiungere un consenso sul fatto che, se gli appartenenti al rimanente di Dio avessero organizzato formalmente le proprie chiese locali e adottato un nome comune, non sarebbero finiti nella “Babilonia”. Ma quei pochi passi erano il punto oltre il quale gli avventisti non sarebbero andati. La prospettiva di una qualsiasi organizzazione che fosse al di sopra della congregazione locale era inaccettabile.

Le Federazioni e la Conferenza Generale
Eppure, incredibilmente, due anni e mezzo dopo, gli avventisti di Michigan, Iowa, Vermont, Wisconsin, Illinois, Minnesota e New York avevano organizzato sette associazioni distinte di chiese, denominate Federazioni: due in Iowa, una che riuniva Illinois e Wisconsin e una per ogni altro Stato; in seguito le due in Iowa si fusero in una sola. Molti avventisti del settimo giorno, però, riconobbero che, in effetti, ciò significava la presenza di sei confessioni avventiste, non di una. Quindi, nel marzo del 1863, James White, leader non ufficiale (ma indiscusso) degli avventisti del settimo giorno, pubblicò nell’Advent Review and Sabbath Herald, la rivista che collegava i credenti disseminati nel paese (divenuta in seguito Review and Herald e, oggi, Adventist Review), un appello per l’organizzazione di una “Conferenza Generale”.

I termini “conferenza generale” erano stati usati dai milleriti all’inizio del 1840; infatti, Joseph Bates era stato presidente di una di queste conferenze. Nel 1850, gli avventisti sabatisti erano soliti chiamare “conferenza generale” i meeting aperti a tutti coloro che abbracciavano la dottrina del sabato; si trattava quindi di conferenze, o incontri, generali piuttosto che locali. Tuttavia, nel 1860, diverse denominazioni protestanti degli Stati Uniti usavano il termine federazione (inglese: conference, ndt) per indicare un’associazione permanente di congregazioni ed era questo uso che le Federazioni degli Stati avevano preso in prestito. Inoltre, mennoniti, battisti e metodisti utilizzavano la definizione “conferenza generale” per indicare un’associazione di tali Federazioni. Gli avventisti del settimo giorno, molti dei quali provenivano dal mondo battista e metodista, conoscevano questo utilizzo.

Probabilmente, l’annuncio di James White nel numero del 10 marzo 1863 della Review è sembrato ad alcuni sabatisti solo un appello a organizzare un’altra assemblea generale, anche se suggeriva che sarebbero state discusse importanti questioni di interesse comune. Egli scriveva, infatti:

“Raccomandiamo che la Conferenza Generale si svolga a Battle Creek in concomitanza con l’Assemblea della Federazione dello Stato del Michigan e prima possibile…. Immaginiamo che sia con piacere che i fratelli di altri Stati e del Canada invieranno alla Conferenza Generale i delegati o le lettere in cui esprimono il loro parere sulla migliore linea d’azione da seguire, e le loro richieste sulla Conferenza”.
J. White suggeriva poi la fine di maggio come miglior periodo e, poco dopo, fu concordata la data.

Il primo giorno della prima Assemblea mondiale 
Mercoledì 20 maggio 1863, 20 leader dell’embrionale movimento avventista si incontrarono a Battle Creek. Alcuni arrivarono nel corso della giornata e fu solo alle 18.00 che si riunirono nella Second Seventh-day Adventist Meeting House.

Parteciparono 18 delegati provenienti da cinque delle sei Federazioni di Stato esistenti: Michigan, New York, Illinois e Wisconsin, Minnesota e Iowa. La Federazione del Vermont (che comprendeva le chiese sul confine canadese del Quebec) non inviò delegati a Battle Creek, ma due ne arrivarono dalle chiese avventiste dell’Ohio, non ancora organizzate in Federazione. Erano presenti anche alcuni membri della chiesa di Battle Creek, che non erano delegati ufficiali della Federazione del Michigan, ma osservatori interessati al procedimento. Tutti i delegati ufficiali erano uomini, anche se c’era almeno una donna, Ellen G. White, tra le persone del posto che parteciparono come spettatori. Due delegati ufficiali erano membri laici, senza cioè nessuna credenziale pastorale e costituirono due terzi della prima Commissione di nomina della Conferenza Generale!

Il primo atto dei 20 delegati fu di eleggere un presidente temporaneo (fu votato Iotam M. Aldrich) e un segretario (fu scelto Uriah Smith). Aldrich aveva 35 anni ed era diventato avventista sabatista solo nel 1860; Smith aveva 31anni e, incredibilmente, non era un delegato, ma uno degli osservatori di Battle Creek. Questi due fatti ci dicono qualcosa sui fondatori della nostra chiesa. Molti di loro erano giovani ed erano pragmatici. Là dove scorsero il talento, lo utilizzarono per diffondere il messaggio del terzo angelo.

Dopo aver eletto presidente e segretario, i delegati e gli osservatori cantarono insieme l’inno 233, “Long Upon the Mountains”, di Annie R. Smith, tratto dall’innario che James White aveva pubblicato nel 1861 (in pratica era una revisione di un primo innario che aveva stampato nel 1849). Poi John N. Loughborough, del Michigan; Charles O. Taylor, di New York; e Isaac Sanborn, del Wisconsin, furono scelti per la Commissione che doveva esaminare e verificare le credenziali dei delegati. Anche tutto ciò ci dice qualcosa sugli uomini che fondarono la Conferenza Generale: amavano cantare gli inni e valorizzarono la corretta procedura e le commissioni. Alcune caratteristiche della nostra chiesa risalgono proprio alle nostre origini!

I delegati, allora, puntualmente presentarono le proprie credenziali per l’approvazione. Nessuno degli originali è giunto fino a noi, anche se abbiamo le credenziali dell’Assemblea del 1864 e una è riprodotta in foto. Quando la prima Commissione della Conferenza Generale completò la sua attività (con solo 20 credenziali da controllare non deve aver preso molto tempo), la seduta fu aggiornata al mattino seguente.

Fondazione della Conferenza Generale
Giovedì 21 maggio 1863 fu il grande giorno. Prima di tutto si scelsero otto uomini per redigere lo statuto: Sanborn, del Wisconsin; Loughborough e Joseph H. Waggoner, del Michigan; John N. Andrews e Nathan Fuller, di New York; B. F. Snook, dello Iowa; Washington Morse, del Minnesota; e H. F. Baker, dell’Ohio. Essi riferirono subito che un certo lavoro preparatorio era stato fatto prima della sessione e lo statuto fu poi approvato all’unanimità. La Conferenza Generale degli Avventisti del Settimo Giorno era quindi stata fondata ufficialmente. Più che di un meeting periodico, si trattava di un’associazione permanente che avrebbe avuto assemblee annuali, con uno statuto, tre officer (presidente, segretario e tesoriere) e un comitato esecutivo.

Successivamente si tennero le elezioni. John Byington fu infine eletto presidente (e prese il posto fino ad allora di Aldrich); Eli Walker (un altro residente di Battle Creek, che non era delegato) fu scelto come tesoriere; Uriah Smith fu nominato segretario. George Amadon, del Michigan, e John Andrews furono eletti tra i componenti del comitato esecutivo, insieme con Byington. Fu quindi formata una commissione (J. N. Loughborough, I. Sanborn, W. H. Brinkerhoff, J. M. Aldrich e W. Morse) per elaborare un modello di statuto per tutte le Federazioni degli Stati e la seduta fu aggiornata al sabato sera, 23 maggio. Quando ripresero i lavori, dopo il tramonto, i delegati approvarono il modello di statuto (che tutte le Federazioni che desideravano far parte della Conferenza Generale avrebbero dovuto adottare), e formarono un’altra commissione (White, Andrews e Smith) che aveva il compito di riferire all’Assemblea del 1864 sulle norme che le chiese locali dovevano seguire per essere organizzate. Poi l’Assemblea del 1863 si concluse. Mentre la “conferenza generale” all’inizio del 1860 durò quattro giorni interi, la prima Assemblea della Conferenza Generale svolse le sue mansioni in un giorno intero e in due brevi incontri serali.

Onestà, amore e umiltà
È impressionante che si sia ottenuto tanto in così poco tempo, perché i nostri pionieri erano capaci di dibattiti bruschi e schietti. Quando non erano d’accordo lo dicevano con franchezza. Ma la loro tendenza ad esprimersi apertamente non deve essere fraintesa.

Nel giorno iniziale della conferenza del 1860, James White cominciò il suo primo messaggio rivolgendosi alla presidenza secondo la corretta procedura, ma lo fece in un modo unico. Il presidente era Joseph Bates, che J. White conosceva da 20 anni. Le sue prime parole furono: “Fratello presidente (mi permetterai di chiamarti “fratello presidente” invece di “signor presidente” che è un’espressione estremamente fredda)”. L’uso di questa espressione indica che i nostri fondatori avevano investito tutto nel grande movimento del secondo avvento. Erano legati da vincoli di profondo affetto. A volte dissentivano l’un l’altro con vigore, ma poi cantavano gli inni e pregavano insieme.

Ci fu meno dibattito nel 1863, rispetto al 1860, in parte perché prevalse uno spirito cristiano, ma anche perché i delegati avevano in gran parte raggiunto un consenso sui punti chiave prima che arrivassero. Nella Review, Uriah Smith scrisse con soddisfazione: “Forse nessun precedente incontro a cui abbiamo avuto la gioia di partecipare è stato caratterizzato da una tale unità di sentimenti e armonia di opinioni. In tutti i passi importanti compiuti durante questa Conferenza… non vi è stata alcuna voce di dissenso, e… dubitiamo che ci sia stato anche alcun pensiero in disaccordo”.

È stato questo uno dei motivi per cui così tanto è stato compiuto in poco più di un giorno. Sicuramente, come suggerito in precedenza, alcuni degli otto membri della Commissione per lo statuto avevano preparato una bozza in anticipo. Ciò è stato del tutto corretto, poiché tutti coloro che si erano riuniti a Battle Creek sapevano di aver bisogno di essere più uniti e organizzati se votarono, il 23 maggio 1863, che si doveva compiere “la grande opera di diffusione della luce sui comandamenti di Dio, la fede di Gesù e le verità collegate al messaggio del terzo angelo”. Il preambolo dello statuto della Conferenza Generale dichiara: “Al fine di garantire unità ed efficienza nel lavoro, e di promuovere gli interessi generali della causa della verità presente”.

Impariamo quindi qualcos’altro dai nostri fondatori: nonostante i dibattiti degli anni 1850, nel 1863 era chiaro il bisogno di unità per compiere la missione ricevuta da Dio. Missione che era al primo posto nei loro pensieri, più delle questioni personali. Possiamo essere sicuri di ciò perché, a dispetto dei commenti di Uriah Smith, vi è stato un momento di disaccordo nel 1863.

James White era stato eletto presidente all’unanimità, ma rifiutò l’incarico. Dopo una lunga discussione, tra coloro che esprimevano le ragioni per cui doveva accettare l’incarico e l’interessato che spiegava perché non doveva, le dimissioni furono alla fine accolte e, al suo posto, fu eletto presidente John Byington.

Non è stata data alcuna motivazione al rifiuto di James White, ma credo che possiamo immaginarla. Egli sosteneva da diversi anni la necessità di un’organizzazione e sicuramente voleva fosse chiaro che era ciò di cui il movimento aveva bisogno, non un modo per cercare di diventare presidente. Essendo Ellen White sua moglie, quasi certamente voleva pure evitare di essere paragonato a Joseph Smith e Brigham Young dei mormoni, i presidenti della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che si erano anche auto proclamati profeti. Mai come in questo momento emersero le qualità personali di J. White che discusse a lungo con i suoi fratelli perché non lo designassero quale loro leader. Mise l’unità e la missione della nuova denominazione al di sopra di tutti i fattori personali.

Lo spirito evangelistico
Nel periodo in cui i lavori erano sospesi, dal giovedì sera alla sera del sabato, i leader avventisti si dedicarono alla loro attività preferita: l’evangelizzazione. Uriah Smith riporta che, venerdì 22 maggio, la tenda evangelistica della Conferenza del Michigan (definita dalle generazioni successive “la grande tenda”) “fu eretta sul prato”, presso l’ufficio della Review and Herald. Si tennero otto incontri di evangelizzazione, a cui parteciparono i delegati, interrotti dal servizio di culto di sabato 23 maggio, tenuto anche nella Second Meeting House. I lavori dell’Assemblea si conclusero, infine, con il battesimo di otto nuovi credenti, nella mattinata di domenica 24 maggio.

Ecco un ultimo punto da considerare sui nostri fondatori. Valorizzarono i comitati, la procedura e l’organizzazione, ma solo come mezzi per raggiungere ciò su cui avevano fisso lo sguardo: la fine dei tempi, il ritorno di Cristo e la mietitura del raccolto.

Lo spirito del ’63
Lo spirito del ’63 è ancora importante per noi avventisti del settimo giorno, mentre aspettiamo la Sessantesima Assemblea mondiale a San Antonio, e per il futuro del movimento del grande secondo avvento. Abbiamo bisogno dello stesso impegno per l’unità e la missione; abbiamo bisogno di continuare a seguire le corrette e consolidate procedure; e abbiamo bisogno della stessa volontà di utilizzare tutti i membri della Chiesa, trovando il modo di affermare la loro consacrazione e tutti i loro talenti.

Dobbiamo avere anche la medesima volontà di parlare chiaramente gli uni agli altri; ma abbiamo ugualmente bisogno dello stesso amore reciproco di fratelli e sorelle in Cristo; e la stessa volontà di mettere la missione profetica di questa chiesa al di sopra di ogni fattore personale.

Senza queste caratteristiche, la Conferenza Generale non sarebbe stata fondata nel 1863; senza di esse la nostra chiesa non si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Solo se le possediamo e abbiamo una profonda relazione personale con il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, saremo in grado di compiere la missione profetica che Dio ha affidato agli avventisti del settimo giorno, i quali si sono uniti per la missione nella prima Assemblea mondiale del 1863.

 

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